Note storiche

Alcune note sulle origini della Patologia Clinica in Italia

Camillo Golgi, premio Nobel per la Medicina nel 1906, professore ordinario di Patologia generale nell’Università di Pavia dal 1879 al 1918, può essere considerato un Patologo clinico ante litteram per i suoi studi sulla malaria.  A lato, l’immagine mostra un microfotogramma originale, fatto da Golgi al microscopio ottico, di una preparazione di sangue di un paziente malarico, in cui è visibile una fase del ciclo del Plasmodium.

 

La nascita della Patologia clinica in Italia è recente e ad essa è seguita l’attivazione della corrispondente Scuola di Specializzazione inserita nelle professioni mediche e biologiche previste dal D.P.R. 382/80 (che regolamenta tra l’altro l’organizzazione delle Università in Dipartimenti, Centri di Ricerca e di Servizi, l’istituzione dei ruoli di professori ordinari, associati e ricercatori e il futuro riordino delle Scuole di Specializzazione; ai professori ordinari sono assegnate le funzioni di direzione e coordinamento).

Riguardo alla Patologia clinica è stato importante il ruolo di G. Salvatore (1932-1997), Preside della Facoltà di Medicina dell’Università Federico II di Napoli che, occupandosi della figura del medico in Europa e della riforma strutturale del corso di Medicina (Tab. XVIII) in Italia, rilevò la presenza in Europa della Patologia clinica, una disciplina allora assente in Italia. G. Salvatore attribuiva alla Patologia clinica una funzione più volta alla diagnosi, con l’inclusione di una parte morfologica, rispetto alla Biochimica clinica, già presente nell’ordinamento, indirizzata ad una maggiore logica di servizio.

Si delineava pertanto la possibilità di istituire nell’ambito della Medicina di Laboratorio la Scuola di Specializzazione in Patologia clinica oltre a quelle esistenti di Chimica e Microscopia clinica (parte di Biochimica) e di Patologia generale.

Per superare eventuali contrasti di competenze professionali, nel Consiglio Universitario Nazionale, due suoi componenti, A. Castellani, professore ordinario di Chimica Biologica e M. U. Dianzani, professore ordinario di Patologia generale, proposero la creazione di due Scuole, Patologia clinica e Biochimica clinica, con la soppressione delle pre-esistenti Patologia generale e Chimica e Microscopia clinica.

La proposta delle due Scuole è stata poi realizzata dalla riforma del 1982 (D.P.R. n. 162) in cui era demandata alle singole Università la possibilità di istituire nuove Scuole. Almeno inizialmente, le due Scuole ebbero una differente distribuzione territoriale: nel Settentrione prevalsero le Scuole di Biochimica clinica e nel Meridione quelle di Patologia clinica. Sotto la spinta di Castellani e Dianzani, le due Scuole vengono attivate anche a Pavia, entrando ufficialmente nello Statuto dell’Università con un nuovo regolamento nel 1986 e inquadrate insieme alla Microbiologia clinica e Anatomia Patologica nella Medicina di laboratorio, analogamente a quanto avvenuto nelle materie di insegnamento nella Facoltà di Medicina e Chirurgia. 

Tuttavia la discussione sulle analogie e le differenze delle due discipline in gran parte simili, per giustificare la loro separazione, proseguì a lungo. Infine, partendo dalla premesse che ambedue le Scuole riconoscono nella Fisiopatologia gli elementi propedeutici, osservazionali e concettuali, per l’interpretazione delle manifestazioni cliniche, si è provveduto recentemente all’unificazione in un’unica Scuola, Patologia clinica-Biochimica clinica pur mantenendo le due denominazioni professionalizzanti. Ciò è potuto avvenire per effetto dei DD.II. n. 68/2015 e n. 402/2017 che riformano le Scuole di Specializzazione di area sanitaria.

In tali decreti si indicano tre aree di afferenza delle Scuole: area Medica, area Chirurgica e area dei Servizi Clinici.  In quest’ultima  è inserita la Classe della Medicina Diagnostica e di Laboratorio, che include tre Scuole: Anatomia Patologica, Microbiologia e Virologia, Patologia Clinica e Biochimica Clinica.

 

Si ringrazia V. Vannini per la ricostruzione temporale dell’Istituzione della Scuola di Specializzazione in Patologia clinica e Biochimica clinica e P. Mazzarello per la microfotografia di sangue malarico conservata nel Museo Golgi dell’Università di Pavia.